Il principio: prevenire è necessario quanto donare
L’originalità del progetto Una Buona Occasione sta nella novità dell’approccio al tema della lotta agli sprechi alimentari. Normalmente ci si concentra sulla destinazione delle eccedenze per sottrarle alla spazzatura e darle alle food bank ('banche del cibo') o agli enti caritativi.
L'idea posta a fondamento di Una Buona Occasione è invece quella di incidere sulle cause che contribuiscono a formare l'eccedenza, cercando così di prevenirla. Per intenderci, se la raccolta differenziata dei rifiuti è un’attività utile e degna di grande considerazione, ancor più incisive si rivelano tutte le iniziative finalizzate alla riduzione della quantità di rifiuti. Lo stesso discorso vale per gli sprechi alimentari: è importante riuscire a limitare la quantità complessiva delle eccedenze, considerato che ne rimarrà sempre una grande disponibilità da destinare a scopi caritativi.
La legge francese 11 febbraio 2016, n. 138, prima legge al mondo dedicata alla lotta agli sprechi alimentari, riconosce all'art. 1 che la prevenzione è l'azione da privilegiare. Fonte: LOI n° 2016-138 du 11 février 2016 relative à la lutte contre le gaspillage alimentaire |
Il cuore: l’ingannevole mito della scadenza
Una delle cause più importanti delle eccedenze alimentari risiede nel modo sbagliato con cui vengono interpretate e utilizzate le date di scadenza. Abbiamo voluto verificare con un’indagine statistica (su un campione di 1200 famiglie) quanto effettivamente si sappia sul significato da attribuire a ‘da consumarsi entro‘ e a ‘da consumarsi preferibilmente entro’. Ne è risultato un quadro sconfortante. Il primo obiettivo che ci poniamo dunque è quello di fare chiarezza, contribuendo così a sfatare il mito della scadenza come discrimine assoluto tra ciò che prima è buono e dopo improvvisamente non lo è più.
L’importanza infatti che, anche inconsciamente, viene attribuita alle date di scadenza appare esagerata: basti pensare alla diffusa abitudine di scegliere nel momento dell’acquisto le confezioni con la data più lontana a discapito di quelle con scadenza più ravvicinata oppure al convincimento, altrettanto diffuso, che il cibo non può essere consumato nel giorno di scadenza riportato sulla confezione perché ormai scaduto oppure ancora al trascurare la scritta ‘preferibilmente’ gettando comunque il cibo alla sua scadenza.
Per dimostrare quanto siano irrazionali ed ingiustificati questi comportamenti abbiamo fatto testare in laboratorio l’evoluzione delle caratteristiche microbiologiche, organolettiche e sensoriali di alcuni prodotti durante l’intera loro vita commerciale ed i risultati hanno confermato che il trascorrere del tempo non li altera in modo significativo.
Per questo Una Buona Occasione vuol promuovere e favorire la diffusione della prassi commerciale di offrire in promozione alimenti in prossimità di scadenza. Molti pensano si tratti di ‘merce di serie B di cui i supermercati vogliono sbarazzarsi a spese della clientela’, mentre in realtà i prodotti sono buoni come gli altri, senza poi considerare che così facendo si ottengono due risultati entrambi virtuosi: le aziende della distribuzione riducono gli stock di merci invendute ed i consumatori risparmiano.
La contingenza: la crisi come opportunità di ripensamento
È Una Buona Occasione anche perché la crisi, con i sacrifici che comporta, consente di percepire più agevolmente che lo spreco, inteso come distruzione di risorse senza che nessuno ne tragga vantaggio, è di per sé un disvalore, un qualcosa che va in ogni modo evitato.
Non si può peraltro ignorare che vi è anche chi, nella crisi, vive lo spreco come manifestazione di ricchezza e che pensa autogratificandosi: 'spreco perché posso permettermelo'.
Non a caso quando l’allora primo ministro britannico Gordon Brown dichiarò inaccettabile il fatto che in Gran Bretagna circa un terzo della produzione alimentare finisse nel pattume, fu investito da un’ondata di critiche. Esponenti dei media e comuni cittadini gli fecero polemicamente notare che, almeno laddove vige il diritto di proprietà privata, chi acquista il cibo è poi libero di farne quel che gli pare.
Noi riteniamo invece che il cittadino non abbia soltanto dei diritti, ma debba anche essere consapevole di avere doveri e responsabilità e debba quindi farsi carico di evitare le conseguenze ambientali, etiche e sociali dello spreco. Alla medesima conclusione (evitare lo spreco) dovrebbe giungere anche chi, ragionando in termini esclusivamente utilitaristici, si rendesse conto che non sprecare significa in realtà risparmiare denaro.
Nell’Unione Europea ogni persona spreca oltre 179 chili di alimenti ogni anno. Fonte: Commissione UE |