Non è vero che ‘a tutto c’è rimedio’, come invece recita l’adagio popolare. È vero, tuttavia, che spesso con un po’ di buon senso e di buona volontà è possibile trovare soluzioni a molti dei problemi che ci assillano. Siccome il buon senso e la buona volontà pensiamo non ci manchino, proviamo a delineare alcuni possibili rimedi alle diverse e complesse criticità ingenerate dal fenomeno degli sprechi alimentari: qui di seguito elenchiamo le criticità già descritte nella sezione ‘Chi spreca e perchè’, indicando poi per ciascuna di esse alcune specifiche, possibili azioni correttive.
Un rimedio di carattere generale applicabile alle eccedenze alimentari generate in quasi tutte le fasi della filiera (le uniche escluse sono quelle che si originano nella fase del consumo) è la loro destinazione a chi è in difficoltà per il tramite delle food bank e degli enti caritativi. Fra questi, in Italia, occorre menzionare Banco Alimentare e Last Minute Market.
Scarica PDF di approfondimento:
Rimedi: Rilocalizzazione dell’economia agricola
Nonostante la PAC (politica agricola comune della UE) abbia fatto del mercato agricolo europeo un mercato sostanzialmente protetto dalla concorrenza dei produttori dei Paesi terzi e nonostante per i prodotti ortofrutticoli la UE indennizzi l’eccedenza alimentare destinata ad usi specifici (fra i quali la distribuzione gratuita), è ancora eccessivo il volume dei prodotti non raccolti nel segmento ortofrutticolo.
A noi pare che lo strumento più efficace per ridurlo in modo significativo sia la 'rilocalizzazione' dell’economia agricola, vale a dire il suo ritorno ad una dimensione locale che faccia più agevolemente incontrare la domanda e l’offerta, i produttori e i consumatori. La promozione dei prodotti a Km 0 e dei prodotti stagionali, i farmers market, la vendita diretta in azienda, i GAS (gruppi di acquisto solidale), le campagne di valorizzazione dei prodotti del territorio da parte di alcuni marchi della GDO, sono iniziative che vanno tutte in questa direzione e, se ulteriormente rafforzate, sono in grado di far crescere i profitti dei produttori e, nel contempo, di ridurre drasticamente gli sprechi.
Fishing by-catch (rigetti in mare del pescato)
Rimedi: orientare i consumi di pesce verso le varietà neglette
Il modo più ovvio per disincentivare i rigetti in mare è vietarli e istituire l’obbligo di scaricare a terra tutto il pescato. Anche l’Unione Europea si è mossa in questa direzione introducendo, con la nuova Politica Comune della Pesca (PCP), l’obbligo di sbarco per la pesca industriale e pelagica (imbarcazioni di medie dimensioni).
Ma, a parte questo, ognuno di noi può contribuire a limitare il fenomeno scegliendo di consumare quelle specie ittiche, buonissime ma trascurate, che attualmente vengono rigettate proprio perché di scarso valore commerciale, in modo da favorire la creazione di un nuovo mercato del pesce.
Criticità nei rapporti contrattuali fra produzione e distribuzione
Rimedi: Reindirizzamento e Riuso delle eccedenze
Normalmente le eccedenze che si generano in questa fase si caratterizzano per un’alta fungibilità cioè per la possibilità di riutilizzarle senza incorrere in pesanti oneri gestionali. Ad esempio le mozzarelle rese o non più vendibili per la scadenza della sell by date interna possono essere vendute e/o utilizzate per farcire pizze congelate o preconfezionate.
Si tratta quindi di trovare utilizzi alternativi da parte dell’industria di trasformazione ovvero di riequilibrare il rapporto contrattuale di fornitura prevedendo la vendita a prezzi scontati e offerte promozionali da parte della GDO, così come già avviene in taluni casi per i prodotti dolciari tipici (panettoni, pandori, ecc) dopo il periodo natalizio.
Il progetto dell’Unione Europea FUSIONS (Food Use for Social Innovation by Optimising Waste Prevention Strategies) ha creato una piattaforma collaborativa che riunisce e fa dialogare tutti i soggetti (legislatori, produttori, distributori, associazioni dei consumatori, ecc.) che possono contribuire a limitare lo spreco di cibo: l’obiettivo è ridurre del 50% gli sprechi alimentari entro il 2020. |
Desuetudine al 'doggy bag' e altri sprechi della ristorazione
Rimedi: Nuove abitudini e Nuovi criteri organizzativi
Recentemente, anche in Italia, sono sorte delle iniziative volte alla diffusione della pratica del doggy bag o similari; citiamo per tutte ‘Il buono che avanza’ in Lombardia e ‘Buta Stupa’ in Piemonte. Non siamo ancora al livello dei Paesi anglosassoni, ma stiamo facendo passi avanti. Anche nel campo della ristorazione collettiva (mense) qualcosa comincia a muoversi, almeno a livello europeo.
La multinazionale francese Sodexo, ad esempio, ha varato il progetto Stop Wasting Food, col quale cerca di contrastare la tendenza allo spreco nelle mense: chiede ai suoi clienti di servirsi senza usare il vassoio perché così si prendono meno alimenti a ogni passaggio, li invita a servirsi poco alla volta e in più turni e infine li tiene informati su quanto lo spreco alimentare incida, ad esempio, sull’inquinamento ambientale.
Se tutte le mense adottassero principi di questo genere assisteremmo a un radicale decremento dei volumi di alimenti sprecati nell’ambito della ristorazione collettiva. Sempre nella ristorazione collettiva basterebbe poi estendere la prassi di chiedere ai clienti (che, nelle mense, sono abituali per definizione) di indicare le proprie preferenze il giorno prima.
Rimedi: Brutto ma Buono
Qui è necessario intervenire con campagne informative per spiegare che non è affatto detto che un prodotto meno ‘bello’ sia per ciò stesso meno sano, gustoso e nutriente e che anzi spesso è vero il contrario.
In questo senso molto resta da fare, soprattutto da parte dei governi e più in generale degli enti pubblici cui normalmente spetterebbe questo tipo di intervento. Fare informazione è, per l’appunto, proprio uno degli obiettivi di Una Buona Occasione.
Rimedi: La 'decrescita'
Anche in questo caso è essenziale varare delle efficaci campagne informative: dobbiamo convincerci che non è l'abbondanza delle merci a determinare la qualità del punto vendita, compito particolarmente difficile perché gli scaffali pieni hanno una grande capacità di rassicurazione dando a tutti l’impressione di poter scegliere e disporre di qualsiasi cosa. Una Buona Occasione intende adoperarsi per elevare il livello di consapevolezza dei consumatori.
Il supermercato londinese People’s è gestito da una cooperativa di cui fanno parte anche i clienti, i quali, in cambio di 25 sterline all’anno e 4 ore di volontariato al mese, hanno il diritto di acquistare i prodotti con il 10% di sconto sul prezzo di vendita. Inoltre People’s dispone al suo interno di una cucina in cui i prodotti prossimi alla scadenza sono utilizzati per la confezione di piatti pronti (zuppe, torte, ecc.) |
Rimedi: Time must have a stop
No, il tempo non si può fermare ma anche l’eterna giovinezza è un mito!
Rimedi: Maquillage o Sale
Alle eccedenze derivanti dal danneggiamento dell’imballaggio secondario si può ovviare in due modi, sostituendolo ove sia possibile (sostenendo il relativo costo di manodopera e materiale) o scontando il prezzo della confezione.
Rimedi: Marketing responsabile
Per ovviare a questo problema è necessario agire su due direzioni, da una parte bisogna varare campagne informative per convincere chi di noi l’ha persa, a riacquisire la sana abitudine di programmare gli acquisti (la famosa lista della spesa), dall’altra è necessario che anche la GDO faccia la sua parte, modificando le campagne promozionali e immettendo sul mercato confezioni (anche private label cioè con il loro marchio) monoporzione prendendo finalmente atto che il 31,2% della popolazione italiana (dati Istat censimento 2011) è costituito da single.
A questo riguardo qualcosa comincia a muoversi: citiamo tra tutte l’iniziativa inglese di Sainsbury’s e Tesco denominata BOGOF, ovvero ‘Buy One, Get One Free Later’, per ovviare agli sprechi generati dalle promozioni 2x1 o 3x2. In questo caso i clienti comprano sì due prodotti al prezzo di uno, ma il secondo lo possono ritirare solo la settimana dopo, evitando così il rischio di non riuscire a consumarlo. Vanno ovviamente anche citati tutti i marchi della GDO che hanno aderito al progetto Una Buona Occasione, programmando in maniera coordinata offerte promozionali di prodotti in prossimità di scadenza.
Overcooking (tendenza a cucinare troppo)
Rimedi: La sobrietà felice
Per ovviare a questo problema bisognerebbe cominciare, come dire… dall’inizio! Il segreto sta nell’aiutare i bambini a rapportarsi con il cibo nel modo corretto, ad esempio stimolandoli a finire i pasti senza lasciare nulla nel piatto. Non servono rimproveri o minacce poco credibili: basta servir loro porzioni meno abbondanti e spiegare che se lasciano avanzi nel piatto danno luogo a tutta una serie di conseguenze indesiderabili. Del resto il cibo è uno dei principali oggetti di interesse dei bambini, che vogliono sapere tutto: che cos’è, da dove viene, chi lo ha coltivato, che proprietà ha (in particolare i poteri magici…), ecc. Basta far leva su questo interesse spontaneo per ottenere magnifici risultati.
Se ai bambini vengono servite porzioni più piccole che sono in grado di finire regolarmente, di solito poi anche gli adulti si regolano di conseguenza e in casa si finisce per cucinare meno. Inoltre, il bambino di oggi è l’adulto di domani che, cresciuto in una casa attenta a non sprecare, perpetuerà le medesime attitudini all’interno del suo nuovo nucleo familiare.
Un altro aspetto su cui è necessario intervenire, questa volta con gli adulti, è quello della rassicurazione psicologica: sarebbe bello riuscire a spiegare alle persone che abbuffarsi non è affatto un segno di benessere economico e psicologico, ma al contrario è un indice inequivocabile di insicurezza. Gli psicologi ci insegnano che la ricerca della soddisfazione orale è una delle più comuni strategie attraverso le quali cerchiamo di controllare l’ansia. Peccato che non funzioni, se non in misura parziale e per un tempo assai limitato.
Naturalmente, ci guardiamo bene dal generalizzare troppo: non diciamo che sia sempre e per tutti così, ci limitiamo ad affermare che spesso per molti di noi, il bisogno di rassicurazione gioca un ruolo rilevante. Un superiore livello di consapevolezza psicologica potrebbe contribuire a ridimensionare almeno in parte questo fenomeno.
Scarsa propensione al riutilizzo degli avanzi
Rimedi: Master chef con le ricette degli avanzi
Gli avanzi del nostro pasto di oggi dovrebbero essere parte del nostro pasto di domani, ma spesso così non è, per tutta una serie di motivi. Innanzitutto nella nostra società, che dà molta importanza all’ostentazione del benessere, il riutilizzo degli avanzi è spesso considerato un comportamento da ‘poveracci’; per questo se recuperiamo gli avanzi dobbiamo comunque farlo ‘in privato’, all’interno del nostro nucleo famigliare, lontano da occhi indiscreti. Mai e poi mai ci arrischiamo a servire un piatto basato sulla rielaborazione degli avanzi in una situazione conviviale, collettiva.
Si pensi all’esempio più banale, il timballo di pasta avanzata: chi si sognerebbe in una cena con gli amici di mettere in tavola il timballo dicendo che è stato fatto con gli avanzi?
Ma, vien da chiedersi, queste convenzioni sociali sono davvero preferibili a quelle dei nostri nonni, grandi rielaboratori di avanzi e fautori di una convivialità più semplice e in fondo più friendly? A voi la risposta.
In Germania la piattaforma web www.foodsharing.de ha avuto l’idea di combinare il riutilizzo degli avanzi con una dinamica tipica del socialnetworking: se abito, che ne so, a Darmstadt e ho una partita di cetrioli che stanno andando a male nel frigo, posso collegarmi alla piattaforma e lanciare un invito a consumare insieme, magari in un parco, i benedettissimi Gurken (cetrioli in tedesco) magari insieme agli avanzi di frigo portati in loco da qualcun altro. Di solito le risposte a questi annunci sono numerose ed entusiastiche. |
Un altro problema risiede nel fatto che, mentre, per l’appunto, i nostri nonni erano ‘allenati’ a cucinare gli avanzi, noi contemporanei, a parte qualche meritevole eccezione, questa capacità l’abbiamo persa per strada. Anche perché spesso le ricette con gli avanzi del giorno prima sono più complicate, richiedono più tempo e applicazione di quelle ‘normali’. Fare gli arancini col risotto, le polpette con i rimasugli della carne, scottare in padella la pasta del giorno prima (che tra l’altro se ci sappiamo fare diventa croccante e più gustosa del piatto originale)… ecco alcuni dei classici d’antan oggi sempre meno praticati.
Per rinverdire la memoria abbiamo allora chiesto a Slow Food di pubblicare sulla nostra piattaforma una serie di ricette, dalle più semplici alle più elaborate, incentrate sul riutilizzo e la rielaborazione degli avanzi.
Rimedi: 'Torna a Surriento'
Il ritorno ad una dieta mediterranea, ricca di cereali, ortaggi, legumi, frutta e olio d’oliva rappresenta il più efficace rimedio per contrastare gli eccessivi consumi d’acqua, di energia e di territorio (un ettaro coltivato a legumi dà una produzione sufficiente a nutrire sessantasei persone in un anno, mentre un ettaro destinato a foraggio è sufficiente per una persona) conseguenti alla 'macdonaldizzazione' delle abitudini alimentari. Considerato anche che fa meglio alla salute…
Mentre la dieta mediterranea richiede il consumo di circa 1700 metri cubi d’acqua pro capite all’anno, quella tipica dei Paesi anglosassone si attesta sui 2600 metri cubi. Fonte: ‘Il Libro Blu dello spreco in Italia: l’acqua’ di Andrea Segré e Luca Falasconi |
Ignoranza delle regole di economia domestica
Rimedi: i dieci comandamenti
Le regole basilari dell’economia domestica ‘intelligente’ sono poche, semplici e di immediata attuazione.
Qualche esempio? Ecco…
- fare la lista della spesa;
- in frigorifero, mettere davanti i cibi che stanno per scadere e dietro quelli acquistati di recente;
- dotarsi di un freezer capiente e ricordarsi di congelare gli alimenti che, salvo attacchi di ‘cinoressia’ (termine colto che significa: fame vorace simile a quella dei cani), non saremo in grado di consumare nel giro di due-tre giorni;
- se possibile, privilegiare l’acquisto diretto dai produttori e comunque di prodotti freschi di stagione che durano più a lungo;
- cimentarsi nella preparazione di ricette che prevedono il riutilizzo degli avanzi;
- acquisire spirito critico nei confronti delle offerte speciali e chiedersi sempre se abbiamo davvero bisogno dei 2 prodotti al prezzo di 1 che stiamo acquistando con tanto entusiasmo…;
- non rovistare negli scaffali alla ricerca delle confezioni con scadenza più lontana, ma valutare invece se i giorni ancora utili per il consumo sono compatibili con le proprie prevedibili esigenze;
- di fronte ad un prodotto prossimo alla scadenza, ‘testarlo’ con i propri sensi e consumarlo senza timore;
- cogliere la differenza tra una vera e propria ‘data di scadenza’ (‘da consumarsi entro’), che è posta a tutela della salute e l’indicazione ‘da consumarsi preferibilmente entro’ che ha valore meramente indicativo ed è finalizzata all’individuazione del periodo oltre il quale il prodotto potrebbe perdere le caratteristiche che lo contraddistinguono;
- passare (generosamente) i prodotti ‘di troppo’ ai vicini o organizzarsi per consumarli in situazioni conviviali.
Cose semplici, alla portata di tutti. E allora, perché non farle, a partire da… subito?
Se poi hai dei dubbi sulle corrette modalità di conservazione degli alimenti o vuoi chiedere consigli ad un esperto, ti mettiamo a disposizione gli specialisti dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Scarica PDF di approfondimento: